Terapeuta e paziente si scelgono, percorrono insieme un tratto di strada, operano il cambiamento che porta alla guarigione, guardano insieme nell’oscurità del profondo per trovare la luce che pacifica e orienta.

Cosa porta le persone fino a me?

Ho visto tante persone divenire sè stesse, conoscere la propria storia, aprirsi alla vita, intrecciare relazioni che non avvelenano, ri-trovare la fiducia e abbandonarsi. Perché dietro il dolore c’è sempre una richiesta d’amore negata, c’è sempre un affetto oltraggiato e ferito. Perché noi siamo lettera d’amore per chi ci vuole leggere.

Sicuramente il dolore e il desiderio sono semi di grande trasformazione. Senza la sofferenza e senza la motivazione a conoscere e comprendere la propria esistenza, nulla accade.
Il dolore rappresenta il più forte agente di cambiamento, un vento che ci sospinge verso un nuovo orizzonte. È come un treno che passa, è un’occasione, un’opportunità di cambiamento.

Ma senza il desiderio, che come una stella illumina l’oscurità, non possiamo orientarci, non sappiamo da che parte andare nella confusione dei giorni che si rincorrono l’un l’altro.
Impariamo allora pian piano a non avere paura della nostra sofferenza e troviamo quella luce che palpita in noi.

Cliente o paziente?

Qual è la dicitura più appropriata per chi sceglie un percorso di psicoterapia?

Il rapporto che lega un terapeuta e chi lo sceglie è una relazione del tutto particolare: una relazione che cura.
I pazienti sopportano la pazienza del vivere, sono feriti dal pathos che li porta fino a me, hanno insieme paura e voglia di cambiare.

Io ho immenso rispetto per la sofferenza delle persone, ed è per questo che li ritengo “pazienti”.

Il rapporto terapeutico non è mai una compravendita, ma una relazione che cura, una condivisione profonda, una ricerca di senso e direzione, un tratto di strada da percorrere insieme per divenire fino in fondo sè stessi.

Cosa lega terapeuta e paziente?

È un’affettività, che senza falsi timori possiamo definire amore, sia pure un amore del tutto singolare, quello che profondamente lega terapeuta e paziente.

Una relazione unica, che esclude ogni tipo di contatto fisico e che è destinata a rimanere platonica, altrimenti diventerebbe qualcosa di diverso dall’analisi e ciò decreterebbe la fine irrevocabile della terapia e della cura.
Perché è proprio la relazione intima e profonda che intercorre tra terapeuta e paziente a permettere la remissione dei sintomi, la ristrutturazione dell’Io, l’uscita dal tunnel della solitudine, l’apertura verso orizzonti nuovi di senso e di speranza, il ritrovamento si sé e della felicità.

Non esistono farmaci che possono donare l’esperienza di vivere una relazione soddisfacente con sé stessi e con il mondo. È il rapporto con l’analista che permette di superare le paure, le angosce abbandoniche, i timori, e di compiere l’esperienza di amare ed essere amati.

Le relazioni che cambiano la vita

L’essere amati è la prima e la più potente di tutte le fami: l’assenza di calore e di tenerezza fa più vittime della deprivazione di cibo e di acqua.
Su questo punto dobbiamo fermare la nostra attenzione: sulle relazioni importanti della vita, quelle che hanno il potere di cambiarci e di renderci felici.

Sicuramente la relazione tra terapeuta e paziente è importante: attraverso il legame emotivo entrambi compiono il cambiamento che porta alla guarigione e all’apertura.

Infatti la psicoterapia è un percorso per ritrovare e divenire sè stessi, per alleviare e dare senso al dolore, per esprimere e valorizzare le proprie particolarità, qualsiasi esse siano.

Farsi aiutare è importante, perché la felicità è un diritto di tutti e perché nessuno si salva da solo.

Perché ho deciso di fare la psicoterapeuta

Ho una passione smisurata per le piccole storie quotidiane e per la ricerca della verità, perché credo nel cambiamento e amo coltivare i sogni delle persone che accompagno nella ricerca della propria strada. E ci sono sogni che hanno il potere di mutare il destino!

Nella relazione di cura terapeuta-paziente è fondamentale rispettare i tempi che la persona impiega per operare il cambiamento. E non sarà mai il tempo dell’orologio, ma quello che necessita all’anima per medicare le proprie ferite.

Nella fase così delicata che stiamo attraversando, ho adottato tutte le misure per lavorare in sicurezza: appuntamenti molto distanziati, sanificazione, cambiamento della disposizione degli arredi per garantire una distanza tra le poltrone che supera i tre metri. Perché la tranquillità è necessaria alla cura.

E come i girasoli, che naturalmente si orientano verso il sole, superano le stagioni avverse e danno frutto, anche noi nelle difficoltà della vita possiamo scoprire nuove e insospettate opportunità!

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